Coronavirus, Ivano Fanini: “Per me non faranno nemmeno Tour, Olimpiadi, Vuelta e Mondiali. Senza istituzioni potrebbe finire il ciclismo stesso””

Ivano Fanini pensa che l’intero 2020 dovrà saltare a causa del coronavirus. Lo storico Team Manager della Amore & Vita – Prodir si lascia andare ad una previsione che sarebbe catastrofica per l’intero movimento, un disastro di una portata inimmaginabile per tutti, squadre, organizzatori, corridori, addetti ai lavori e ovviamente appassionati. Una riflessione ampia quella del dirigente lucchese che vede nella pandemia del CoVID-19 un qualcosa di più ampio del ciclismo e dello sport, qualcosa che ha anche a vedere con il comportamento umano più in generale, tanto da ritener che “la vita non sarà più come prima, volenti o nolenti avremo un pre e un post Coronavirus”. Una previsione drammatica la sua, che parte dal nostro movimento, che rischierebbe così di ritrovarsi pesantemente condizionato e con una possibile fuga di sponsor che potrebbe mandare in crisi più di uno.

Per me non faranno nemmeno Tour de France, Vuelta e Mondiali – spiega – Il Coronavirus è molto democratico, questo lo dobbiamo riconoscere. Siamo tutti uguali, formazioni di alto e basso livello, a casa, senza correre. E’ di questi giorni la dilazione a data da destinarsi di classiche monumento come il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, anche l’Amstel Gold race è out. Questo significa che dopo il 3 aprile non succederà niente. Chi non è più giovanissimo ricorderà l’Asiatica del 1970, un tipo di influenza che fece cinque mila morti e che colpì 13 milioni di individui in Italia. Ci siamo già passati, ma ce ne siamo dimenticati. Covid 19 è una ‘bestia’ ancora più aggressiva, siamo solo all’inizio, nemmeno un mese dal primo contagio scoperto in Italia. Dovremo soffrire ancora per diverso tempo. Siamo come in guerra, non si sa come finirà”.

Un disastro che andrebbe a colpire un movimento “già in crisi”, quindi “figuriamoci in futuro” preconizza Fanini, per il quale è necessario un intervento delle istituzioni per non rischiare che possa “finire il ciclismo stesso“. “Basti considerare i diritti televisivi che andranno perduti – spiega – Le squadre dovranno pagarsi anche l’aria. Si spera di no, ma questo è puro realismo. Auspico che da questa emergenza il ciclismo possa ripartire come 50 anni fa, sulle strade sterrate come a Siena per la gara denominata Strade bianche, più pane e salame e meno business. Ora è il momento di stare fermi. Come è possibile pensare allo sport, quando ci sono cifre di questo genere? Stiamo al riparo, purtroppo non per poco, confidiamo in una evoluzione positiva della situazione e poi ripartiamo”.

La conclusione del ragionamento è strettamente legata al comportamento umano: “Se e quando ripartiremo, facciamolo puliti e rispettando le regole, non solo nello sport, ma anche negli stili di vita. Siamo andati oltre? Chi lo sa, la Natura si è già ribellata più volte, sotto forma di mutazioni climatiche drastiche e irreversibili. Ma noi, intendo come umanità – chiosa Ivano Fanini – non ci siamo calmati. Anzi. Speriamo che questo forzato riposo ci induca a pensare. E’ come se fosse una nemesi rispetto al Mondo globalizzato, sempre super veloce. Dove non abbiamo mai tempo per nulla, dove sacrifichiamo gli affetti perché spostiamo sempre l’asticella più in alto. Questa emergenza ci riporta ad assaporare la vita. Lo sport deve adeguarsi”.

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